Monitor Mercati

La seconda settimana di febbraio si è aperta con un nuovo affondo dei listini azionari, nonostante il tentativo di recupero del petrolio attestatosi oltre i 31 dollari al barile. Dopo una timida apertura in positivo, gli indici hanno virato in territorio negativo sulla spinta ribassista dei titoli bancari, telefonici ed energetici. Sul FTSE Mib la perdita dei 17000 punti ha alimentato le vendite spingendo così al ribasso il valore del titolo. Situazione simile anche sugli altri listini del Vecchio Continente, dove il Dax ha perso quota 9000 punti e l’Eurostoxx 50 si aggira attorno i 2800 punti. Un ribasso costante, figlio di diversi fattori tra cui il ribasso di oltre il 50% del prezzo del petrolio e delle altre materie prime (la terza volta che accade dagli anni ’70) e la difficoltà delle Banche centrali di tenere le redini dopo un 2015 vissuto all’insegna di manovre non convenzionali che, a conti fatti, non hanno ancora prodotto gli effetti sperati. In questo contesto è bene ricordare che la BCE sta continuando nel suo piano di immissione di liquidità di oltre 60 miliardi al mese nel sistema con l’obiettivo di stimolare l’inflazione e la crescita economica.

Sul fronte dei certificati, gli effetti dell’instabilità economica sono stati visibili con un cambiamento delle condizioni di mercato degli strumenti quotati. Il segmento dei certificati caratterizzati da opzioni a barriera sta vivendo un momento di incertezza, dovuto principalmente alla volatilità del mercato e alla spinta ribassista. Gli investitori si trovano di fronte ad uno scenario differente rispetto agli anni passati: da inizio anno sono ora 190 i certificati che hanno subito il cosiddetto evento “knock out”, ovvero la perdita dell’opzione di protezione condizionata legata alla tenuta della barriera. Risultano ancora inviolate,ma soffrono dell’incremento della volatilità associato al forte ribasso dei rispettivi sottostanti, i certificati con barriera discreta a scadenza: per natura più difensivi, stanno accusando flessioni consistenti ma conservano ancora l’aspettativa di assistere a un recupero dei mercati sul medio termine.

Un altro dato che testimonia la falsa partenza del 2016 è stato quello relativo agli eventi di rimborso anticipato, legati all’esercizio delle opzioni autocallable. Da inizio anno sono stati solamente 2 i certificati che sono riusciti a ottenere il via libera al rimborso anticipato automatico del capitale maggiorato di un coupon, riuscendo quindi a rilevare il valore del sottostante almeno pari a quello iniziale (la condizione più frequente).

Questo dato non deve destare timore, è importante ricordare infatti che il profilo di rimborso asimmetrico e non lineare insito nei certificati di investimento, offre una valida strategia di allocazione del portafoglio. Infatti, grazie alla molteplicità di profili dei profitti e delle perdite che permettono di realizzare e all’elevata numerosità delle attività sottostanti, questi strumenti finanziari consentono indubbi benefici in termini di ottimizzazione del profilo di rischio/rendimento atteso dei propri investimenti. Il vantaggio, è ancor più rilevante in presenza di mercati fortemente instabili, caratterizzati da alta volatilità, come la situazione attuale.

Da ultimo è da tenere che in una situazione di mercato instabile e fortemente ribassista, certificati a capitale protetto e con strategia reverse potrebbero essere la giusta risposta alle esigenze di coloro che vogliono proteggere il loro investimento ottenendo comunque un profitto.

Difatti, sono stati in molti ad ottenere rendimenti positivi utilizzando i certificati a leva short, grazie all’interesse composto e alla tendenza ribassista costante del mercato questa è stata senza dubbio una delle migliori strategie attuate dagli investitori.