I certificati sono strumenti finanziari che si caratterizzano per un’ampia varietà di profili di rischio/rendimento e consentono pertanto di realizzare soluzioni finanziarie in linea con esigenze d’investimento diverse.
Gli investment certificate sono derivati cartolarizzati, ovvero una combinazione di contratti finanziari incorporati in un titolo, negoziabile come un titolo azionario. Questi prodotti sono emessi da istituzioni finanziarie che si assumono l’obbligo dei pagamenti dei flussi dovuti, coerentemente con quanto contenuto nell’apposito prospetto informativo.
Un singolo certificato può essere scomposto in vari componenti, che possono prevedere, per esempio:
- la direzionalità del sottostante (esposizione al rialzo e/o al ribasso);
- la distribuzione di proventi durante la vita dello strumento (coupon);
- il rimborso anticipato con relativo premio riconosciuto all’investitore;
- la protezione completa, parziale oppure condizionata del capitale investito all’emissione;
- un premio di rimborso a scadenza.
Questa varietà di profili di rendimento è conseguita rinunciando, da parte dell’investitore, ai dividendi distribuiti durante la vita del certificato dall’attività sottostante.
L’acquisto di un certificato corrisponde all’investimento in opzioni finanziarie, che possono essere sia di acquisto che di vendita. Per esempio, nel caso di prodotti che incorporano un limite al rialzo del sottostante (cap) implicitamente l’investitore ha venduto una opzione call con lo strike pari all’estremo massimo previsto dal certificato.
Le opzioni presenti all’interno dei certificati possono essere standard, cosiddette “plain vanilla”, oppure “esotiche”, cioè caratterizzate dalla presenza di alcune clausole particolari. E’ frequente trovare all’interno dei certificati le cosiddette “barrier option”, in particolare di natura put. Questa tipologia offre la possibilità di coprirsi dalla discesa del sottostante fintanto che questo non raggiunge il limite identificato dalla barriera. I certificati che presentano questa caratteristica sono quelli a capitale condizionatamente protetto. Un esempio interessante è costituito dal Bonus certificate: lo strumento può essere scomposto in due componenti, la prima costituita dal sottostante e la seconda da una opzione barriera con lo strike più elevato rispetto al livello iniziale.
Ipotizziamo che un Bonus certificate abbia come sottostante Eni e che all’emissione dello strumento il valore di mercato del titolo petrolifero sia pari a 16€ (100%) e che il livello Bonus sia pari a 20,8€ (130%) mentre la barriera sia posta a 12€ (75%) e che l’eventuale raggiungimento di tale livello sarà verificato solo a scadenza (di solito, invece, per la maggior parte dei Bonus sul mercato la barriera si osserva durante la vita del certificato).
La presenza dell’opzione barriera all’interno del certificato consente all’investitore di godere della protezione del capitale a scadenza fino ad un calo di Eni inferiore al 25%. Il mancato raggiungimento del livello barriera consente all’investitore di ottenere un rimborso a scadenza almeno pari a 130, corrispondente ad un prezzo del titolo petrolifero pari a 20€. Lo scenario negativo, corrispondente al superamento del livello barriera, determinerà per il possessore del certificato un’esposizione completa ai movimenti del sottostante, sia al rialzo che al ribasso.